Lunedì scorso oltre 700.000 insegnanti italiani si sono ritrovati in busta paga 500 euro in più. Si tratta del bonus statale per incentivare la formazione e l’aggiornamento dei docenti.
Innanzi tutto, da dove scaturisce il bonus da 500 euro?
L’erogazione dell’importo è stata prevista nel testo della recente riforma scolastica (legge n.107, conosciuta con l’appellativo “La Buona Scuola”). L’articolo 1, al comma 121, stabilisce l’istituzione della “carta elettronica per l’aggiornamento e la formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado”.
L’obiettivo dell’impegno economico statale, come riportato in una circolare inviata ai vari uffici scolastici, sarebbe quello di responsabilizzare il personale docente e promuoverne il rafforzamento della professionalità “in termini di conoscenze, competenze disciplinari e trasversali, scelte didattiche e prospettive pedagogiche; per offrire risposte efficaci e mirate alle esigenze degli allievi e ai bisogno formativi espressi da un contesto sociale e culturale in continuo mutamento”.
La circolare ministeriale chiarisce che il bonus di 500 euro conferito agli insegnanti statali può essere speso per l’acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste; acquisto di hardware e di software; iscrizione a corsi per attività di aggiornamento o di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il Miur, a corsi di laurea, di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, inerenti il profilo professionale, ovvero a corsi di laurea post lauream o a master universitari inerenti il profilo professionale; rappresentazioni teatrali o cinematografiche; ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo; iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito del piano triennale dell’offerta formativa delle Istituzioni scolastiche e del Piano nazionale di formazione.
Il bonus, che non costituirà né retribuzione accessoria né reddito imponibile, potrà quindi essere utilizzato dai docenti anche per l’acquisto di materiale hardware e software.
Basterà ovviamente farsi emettere, al momento dell’acquisto, un documento a proprio nome che si potrà poi utilizzare in fase di rendicontazione delle spese.
Mentre per quanto riguarda il software non dovrebbero esserci dubbi, l’uso del termine hardware usato nel provvedimento legislativo desta comunque qualche punto interrogativo. Con tale termine, infatti, ci si riferisce comunemente alle parti elettroniche, elettriche, meccaniche, magnetiche, ottiche di un personal computer.
Il bonus di 500 euro, quindi, appare sicuramente utilizzabile per l’acquisto di computer (sia desktop che notebook) o per parti di essi. Ma anche, com’è ovvio, per l’acquisto di periferiche esterne (stampanti, multifunzione, scanner, monitor, proiettori, dischi esterni, server NAS,…).
In senso lato, però, il termine hardware potrebbe abbracciare anche dispositivi come smartphone e tablet.
Il migliore suggerimento, comunque, almeno allo stato attuale, è quello di attendere la nota ministeriale che dovrebbe chiarire quali acquisti possono rientrare nel perimetro fissato dal provvedimento normativo.
La rendicontazione
Ciascun insegnante è tenuto a rendicontare, entro e non oltre il 31 agosto 2016, tutte le spese sostenute nel corso dell’anno scolastico per le attività di formazione ed aggiornamento professionale. La rendicontazione dettagliata dovrà essere trasmessa alla segreteria della scuola presso la quale viene prestato il servizio.
Qualora l’insegnante non spendesse l’intera cifra (500 euro) a sua disposizione, la differenza potrà essere utilizzata l’anno successivo. I docenti che, invece, non inviassero un resoconto completo, non lo facessero affatto od utilizzassero il bonus per acquisti incompatibili con le finalità dell’operazione, vedranno la somma recuperata dal Ministero sulle risorse stanziate per l’anno seguente.