Il Codice Atlantico (il nome deriva dal suo grande formato, tipo atlante) è la più ampia e stupefacente collezione di fogli leonardeschi che si conosca.
Questo enorme volume (mm 650 x 440 di 401 carte) fu allestito nel tardo Cinquecento dallo scultore Pompeo Leoni (1533 ca.-1608) che raccolse, quasi alla maniera di zibaldone, una raccolta miscellanea di scritti e disegni vinciani costituita di circa 1200 unità. Con lavoro di forbici e colla il Leoni approntò il montaggio, su pagine di ampio formato, dei fogli sciolti o di estratti da vari quaderni di Leonardo.
Nel 1637 fu donato alla Biblioteca Ambrosiana insieme ad altri 11 manoscritti leonardeschi. Sottratto successivamente da Napoleone e portato a Parigi, fece poi ritorno alla originaria sede milanese per non muoversi più. Il materiale raccolto nel Codice Atlantico abbraccia l’intera vita intellettuale di Leonardo per un periodo di oltre quarant’anni, cioè dal 1478 al 1519. In esso si trova la più ricca documentazione dei suoi contributi alla scienza meccanica e matematica, all’astronomia, alla botanica, alla geografia fisica, alla chimica e all’architettura.
Disegni di ordigni da guerra, macchine per scendere nel fondo del mare o per volare, dispositivi meccanici, utensili specifici di vario genere frammisti a progetti architettonici e urbanistici. Ma c’è pure la registrazione dei suoi pensieri attraverso apologhi, favole e meditazioni filosofiche. I singoli fogli sono gremiti di annotazioni sugli aspetti teorici e pratici della pittura e della scultura, dell’ottica, della teoria della luce e dell’ombra, la prospettiva sino alla descrizione della composizione dei materiali usati dall’artista. I fogli del Codice Atlantico, dunque, permettono una ricognizione ad ampio raggio del pensiero di Leonardo e della cultura scientifica del suo tempo; risulterebbe pertanto impossibile intraprendere qualsiasi studio vinciano senza farvi riferimento.