La giornata diventava sempre più cupa e triste; il tuono rumoreggiava in lontananza, dietro la montagna livida e nera.
Sotto il cielo grigio, solcato di nuvole d’un nero terreo, la valle sprofondava come un precipizio, le rocce sembravano pronte a rovesciarsi le une sulle altre, il bosco della montagna si confondeva con nubi sempre più basse.
Una fiamma improvvisa, un tuono fortissimo, alcune gocce fecero correre la gente di qua e di là. La luce metallica dei lampi inondava ogni cosa, la camera buia, il corridoio silenzioso.
Un nuovo rombo formidabile, il bagliore azzurro di un lampo, un altro tuono, ancora, riempirono il cortile di luce e d’orrore: la pioggia scrosciò furiosa.
Fuori cresceva la furia del temporale, la pioggia batteva contro la porta, i tuoni rimbombavano con ira nemica. Il temporale infuriò fino a sera inoltrata; poi, d’un tratto, il cielo si rasserenò; le ultime
nuvole, come squarciate dall’ultimo tuono, s’aprirono, si lacerarono, scesero giù dalla montagna.
La luna grande e triste apparve sopra il bosco nel silenzio improvviso e nella melanconia della notte
umida.
Grazia Deledda, L’edera.
Una descrizione dettagliata del temporale perfetta!