L’anàfora è una figura retorica consistente nella ripetizione di una o più parole all’inizio di frasi o parti di frasi o versi consecutivi.
Alla scuola primaria è il modo più semplice per cominciare a fare poesia con i bambini imitando i poeti.
L’anàfora più famosa è quella di Dante nella Divina Commedia:
“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente”.
Anche il grande maestro Gianni Rodari si è cimentato con l’anàfora in alcune poesie.
“Filastrocca impertinente,
chi sta zitto non dice niente;
chi sta fermo non cammina;
chi va lontano non s’avvicina;
chi si siede non sta ritto;
chi va storto non va dritto;
e chi non parte, in verità,
in nessun posto arriverà”.
“Giovannino Perdigiorno
ha perso il tram di mezzogiorno,
ha perso la voce, l’appetito,
ha perso la voglia di alzare un dito,
ha perso il turno ha perso la quota,
ha perso la testa (ma era vuota),
ha perso le staffe ha perso l’ombrello,
ha perso la chiave del cancello
ha perso la voglia ha perso la via;
tutto è perduto fuorché l’allegria.
Come compito possiamo far colorare le parole iniziali che si ripetono; oppure proporre una poesia che inizi con “Se fossi …….” o “Se ……” o “Prometto che ….”.
Bella puesta
Belle poesie
Non servono quelle poetiche