Adolescenti e Whatsapp

Secondo gli studiosi i genitori dovrebbero avere libero accesso agli smartphone dei figli fino al raggiungimento della maggiore età per controllare, in particolar modo, le loro chat di app del tipo Whatsapp e simili. Le motivazioni sono tante e riguardano la sicurezza e la salute dei minori.

Il fenomeno del bullismo nelle chat di classe è in continuo aumento. Spesso foto e video postati innocentemente con l’intento di ridere un po’ con amici e amiche, divenuti pubblici, magari per colpa di amichetti senza scrupoli, gettano nella disperazione ragazze e ragazzi  divenendo un vero e proprio incubo.

Qualche regola possiamo darla, a tal proposito.
Primo. Quando condividiamo immagini e pensieri intimi con persone di cui ci fidiamo siamo portati a pensare che resteranno privati. Ma si tratta di un errore. Whatsapp non è sicuro nonostante i messaggi siano crittografati, perché il nostro smartphone non è al sicuro da occhi indiscreti e mani leste. Bisogna evitare di condividere qualsiasi materiale sensibile.

Secondo. Le catene di Sant’Antonio. I più giovani amano andare a caccia delle catene più strane o terrorizzanti per mettere alla prova i compagni. La regola da imporre è: niente catene di Sant’Antonio, per interrompere sul nascere eventuali problemi. Anche perché molte catene contengono link che veicolano tentativi di phising con il miraggio di di vacanze da sogno in omaggio, premi in denaro e buoni spesa nei negozi

Terzo. Se scopriamo che uno dei nostri figli viene bullizzato o è vittima di fenomeni legati al sexting (lo scambio di video e foto di nudo), possiamo rivolgerci prima di tutto alle istituzioni scolastiche e poi alle associazioni della nostra città o regione. La Caramella Buona Onlus, ad esempio, www.caramellabuona.org, ha sedi in Emilia Romagna, Lombardia e Lazio. Non esitiamo ad agire al più presto coinvolgendo le forze dell’ordine se si configura reato: ci sapranno indirizzare sui passi da fare.

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